di László Imre Németh
Tra quei vescovi che, nella travagliata storia della Chiesa ungherese, hanno fecondato e illuminato la terra magiara, si annovera, a giusto titolo, per l’eroicità della vita e della morte, il Beato Vilmos Apor (1892-1945), Vescovo di Gyòr. Il suo martirio è il traguardo di una fede intensa e di una generosa attenzione ai problemi della sua gente. La sua virtuosa esistenza sublimata con il martirio, si presenta come modello di una progressiva conformazione a Cristo “buon pastore” che dona la vita per il suo gregge. Giovanni Paolo II, durante la solenne Beatificazione (9 novembre 1997) ha detto di lui: “Egli fu il ‘parroco dei poveri’. Ministero che proseguì come Vescovo durante gli anni bui del secondo conflitto mondiale, operando come generoso benefattore dei bisognosi e difensore di quanti venivano perseguitati. Non temette di alzare la voce per stigmatizzare, in nome dei principi evangelici, le ingiustizie ed i soprusi contro le minoranze, specialmente contro la comunità ebraica. La sua eroica testimonianza fa onore alla storia della nobile nazione ungherese e viene oggi proposta all’ammirazione di tutta la Chiesa. Possa essa incoraggiare i credenti a seguire, senza esitazione, Cristo nella propria vita. Questa è la santità a cui ogni battezzato è chiamato”.
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