Guigo il Certosino. Lettera sulla vita contemplativa
Guigo il Certosino, silenzioso monaco di cui si hanno pochi dati biografici, ci fa tornare alla mente lo stile e l’atmosfera spirituale del bellissimo canto medievale intitolato “Jesu dulcis memoria”. E’ il monaco don A. Wilmart che studia per primo in modo critico la tradizione manoscritta delle opere di Guigo e stabilisce la loro attribuzione all’autore, aprendo la possibilità di darne un’edizione completa e critica che apparve insieme ad una traduzione francese nel 1970 in Sources Chrètiennes. La Lettera è un’esposizione semplice ed essenziale dello slancio contemplativo, in cui l’insegnamento classico in materia viene filtrato attraverso l’esperienza spirituale e la riflessione personale su di essa. Al destinatario Gervasio, che probabilmente era stato suo maestro di noviziato, Guigo propone “I pensieri che gli sono venuti a proposito della vita spirituale”. La Lettera parte dal testo di Genesi 28,12 sul sogno di Giacobbe; già i Padri avevano visto in questo brano l’immagine della relazione tra Dio e l’uomo, ma spetta a Guigo il merito d’averla applicata per primo al cammino della lectio divina. L’insegnamento del priore Guigo circa la necessità per i monaci, anche per i cristiani tutti, di uno spazio di silenzio orante, della solitudine e della separazione dalla vita esterna, per costruirsi una cella interiore dove esercitarsi nella vita spirituale e giungere all’unione con Dio, è presentato in uno stile penetrante e familiare, quasi passionale.
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