di Maria Stelladoro
Febronia è venerata in gran parte dell’Oriente cristiano ma anche in Occidente, come testimoniano gli antichi e numerosi manoscritti della sua Passio redatta in varie lingue. Il Martirologio Romano, nel quale la menzione di Febronia fu introdotta dal cardinale Cesare Baronio, commemora al 25 giugno il martirio della santa e l’origine delle notizie sulla martire va ricercata nei Sinassari bizantini, che a loro volta riportano una sintesi della Passio greca. Nella Passio Febronia è presentata come una giovane monaca, che vive a Nisibi cioè l’attuale Nusaybin, in provincia di Mardin nella Turchia sud orientale, ai confini con la Siria, in Mesopotamia. Durante le persecuzioni di Diocleziano e del suo prefetto Lisimaco, rifiuta di fuggire assieme alle sue compagne, per cui è arrestata. Condotta in tribunale, è condannata a morte dal prefetto Seleno, torturata, mutilata e decapitata tra il 286 e il 304 d.C. Il suo culto approdò a metà del sec. XVII in Sicilia: a Palagonia (Catania), a Palermo e a Patti (Messina). Nell’Isola si è presto sviluppata e consolidata nel corso dei secoli una devozione, assai viva anche oggi.
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